La Caccia Medievale e Rinascimentale in Italia

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Botticelli Dopo il cavaliere si avvicina, Nastagio cerca di difendere la donna, ma in quel momento, il

cavaliere si presenta come Guido di Anastagi. Una volta Guida amava questa la donna, ma lei non restituì

l’amore, così Guido si è ucciso. Dopo che la donna è morta senza rimpianti, lei è stata condannato ogni

venerdì al ciclo della “Caccia Selvaggia” per tanti anni quanti erano stati mesi che lei lo aveva respinto.

Questa scena è simbolica e collegata anche con il concetto mitologica europeo della “Caccia Selvaggia”

di Carlo Ginzburg. La Caccia Selvaggia è descritta come “a generic name given to numerous folk myths

associated with ‘soul-ravening’ chases, often led by a god, goddess, or mythological figure accompanied

by a cavalcade of souls of the dead” (Greenwood 195). È interessante a vedere come la natura di questo

peccato (il suicidio e il tormento) è associato agli aristocratici e questa attività che rappresenta potere,

piacere, ed esclusione di altri. La caccia come punizione è vista in molti lavori durante il rinascimento e

medioevo. È anche affascinante a vedere la connessione di questa punizione con una idea simile alla

teoria di Dante Alighieri che si chiama “Contrapasso”. Questa teoria dice che “the nature of punishment

match and reflect the nature of the sin” (Martelli 76). Dante Alighieri include La Caccia Selvaggia come

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